“Il mondo è la totalità dei fatti non delle cose” Wittgenstein
Immancabile per tutti coloro che amano i giochi di genere investigativo Sherlock Holmes Consulente Investigativo ci porta nella nebbiosa Londra di fine 800′ per risolvere 10 casi a fianco del più celebre investigatore di sempre. Deciderete di visitare prima il luogo del delitto oppure interrogare un sospetto? Prima il British Museum o i dock sul Tamigi? Le vostre scelte saranno determinanti per arrivare alla conclusione del caso nei tempi richiesti ed essere in grado di rispondere alle domande finali di S. H.. Ci troviamo indubbiamente, come già detto, di fronte ad un gioco “must have”, ideale per gruppi cerebral/divertenti, per gli amanti di ambientazioni che rapiscono e per chi vuole sentirsi realmente investigatore per una serata. Il gioco viene proposto da 1 giocatore a più gruppi ma, a mio avviso, gira bene da due a quattro giocatori anche se, come per quasi tutti gli investigativi, non ci si annoia fuori turno. Dunque niente tempi morti, ma un numero superiore a quattro giocatori rischia di essere dispersivo. Come si dice: troppi cuochi guastano il brodo! Il gioco in pratica, dopo un antefatto della storia che andremo a dipanare, si svolge tra la mappa di Londra, il Times, l’annuario di Londra ( le pagine gialle di allora) e il libro degli indizi dove troveremo la maggior parte di informazioni per la soluzione del crimine. Mi ritengo un fortunato possessore della vecchia edizione I.T. ma devo dire che la nuova edizione curata da Asterion rappresenta un’eccellenza nel campo dei giochi in scatola, un’edizione curatissima che vale sicuramente il prezzo pagato. La scatola comprende 10 storie ma ne sono già state stampate altre due e ci sono in programma altre più robuste espansioni. Dieci casi che vi terranno impegnati per dieci piacevolissime serate trasportati lontani nel tempo e dallo spazio.
Come già accennato nell’articolo su Orient Express, la capacità di sapere ricostruire storie è imprescindibile dall’attività investigativa. L’indagine è quasi sempre la ricostruzione di qualcosa di cui abbiamo soltanto il risultato finale. Scene del crimine, siti archeologici, malattie, disastri e perché non un buon piatto di cui noi conosciamo solo il suo nome e vogliamo risalire all’intera ricetta. Qualsiasi ricostruzione utilizza lo stesso metodo mentale, non importano le dimensioni dell’evento o se la ricostruzione è solo la dinamica di un gioco in scatola.
La prima cosa da evitare nella ricostruzione investigativa di un fatto è l’eccesso di informazioni che può generare confusione e la formulazione di teorie errate. Una sintesi adeguata di ciò che è realmente importante per il nostro scopo porta sicuramente ad un migliore risultato (sull’arbitrarietà della scelta di quali indizi risultino utili e quali no ci sarebbe molto da dire…). Bisogna quindi evitare la moltiplicazione di teorie quando ciò non è strettamente necessario. Il cosiddetto “Rasoio di Ockham” o il problema della moltiplicazione delle teorie ha inizio con la nostra capacità di prendere appunti. Bisogna cercare di essere sintetici quanto basta. Ogni appunto superfluo ci induce in confusione e ci spinge a voli pindarici che ci possono allontanare dalla soluzione. Attenzione: la fantasia è importante per ricostruire storie ma se gli indizi raccolti sono inutili inseriscono nella nostra storia particolari che devono essere integrati a forza e che non condurranno alla realistica conclusione. Esiste anche il rischio di imbatterci in informazioni che non essendo subito comprese vengono messe da parte, soprattutto quando i dati di cui si dispone sono tanti, e ciò che è messo da parte viene spesso dimenticato e, a volte, può succedere che i dati accantonati contengano la soluzione. Esercizio difficile quindi la ricostruzione di un fatto ma vale la pena fare esercizio: poche cose entusiasmano la mente umana come la possibilità di cogliere un nesso, di scoprire, di risolvere enigmi. Viviamo di storie!
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