L’istinto

Se a un uomo viene offerto un fatto che va contro i suoi istinti, egli lo scrutinerà attentamente, e a meno che l’evidenza sia soverchiante, si rifiuterà di crederci. Se, d’altro canto, gli viene offerto qualcosa che gli dà una ragione per agire in accordo coi suoi istinti, egli la accetterà anche se sostenuta dalla più piccola evidenza.
(Bertrand Russell)

Questo articolo si collega all’articolo sull’intuizione poiché sono due aspetti di fondamentale quando si tratta l’argomento investigazione. La distinzione tra intuizione e istinto è notevole ma, a volte, si tende ad usare le due definizioni come dei sinonimi, cosa che assolutamente non sono l’uno dell’altra. L’istinto ci fa accudire i figli, permette agli animali di migrare e mille altre cose necessarie alla vita sulla terra, l’intuizione è in nostro sapere pregresso che insorge in un attimo e ci fa prendere decisioni. L’istinto è Hardware l’intuizione è software. Simili ma non uguali ma entrambi estremamente importanti per noi. Di seguito inserisco le due definizioni tratte dal dizionario dei sinonimi e i contrari del Corriere della sera.

Istinto 
1. impulso naturale, indole, natura, carattere, temperamento, tendenza
CONTR. ragione, volere, razionalità
disposizione, inclinazione, propensione, attitudine
2. impulsività, passionalità
3. (psicoan.) spinta, impulso, pulsione
4. genialità, genio, gerg. stoffa
5. ispirazione, desiderio, voglia.

Intuito
1. (filos.) intuizione, atto intuitivo
2. perspicacia, intelligenza, acume, acutezza, sesto senso, sensibilità, fig. fiuto,  naso CONTR. studio, calcolo, ragionamento.

Capita a tutti di incontrare qualcuno e di avere la sensazione che possa trattarsi di un poco di buono, un bugiardo, uno scippatore, o altro. Al contrario capita di incontrare qualcun’altro e di sentire di poterci fidare di questa persona. Cosa ci spinge in quel momento ad operare una scelta senza avere nessun indizio che ci spinga in una direzione piuttosto che in un’altra? L’istinto chiaramente, l’istinto che ci spinge all’abduzione. L’abduzione, secondo il grande semiologo americano C. S. Pierce (10/9/1893 – 19/4/1914), è l’unica forma di ragionamento suscettibile per accrescere il nostro sapere, ovvero quella che permette di ipotizzare nuove idee, di indovinare, di prevedere.  ” L’Abduzione si basa sulla fiducia che esista un’affinità tra la mente che ragiona e la natura. Una affinità sufficiente a rendere il tentativo di indovinare non completamente privo di speranza, a patto che ogni tentativo sia controllato attraverso il confronto con l’osservazione.”. Pierce considerava l’abduzione (“che dipende dalla nostra speranza di indovinare, prima o poi, le condizioni sotto le quali un dato tipo di fenomeno si presenterà”) uno strumento di comunicazione tra l’uomo e il suo creatore, un “privilegio divino” che deve essere coltivato, “il primo passo del ragionamento scientifico”, e, ad essa,  attribuiva la nostra stessa capacità di essere sopravvissuti come specie, insieme a tutte le altre, attraverso le ere che ci hanno preceduto. Pierce era un uomo estremamente colto e i suoi ragionamenti non fanno una grinza, riconduceva all’abduzione i comportamenti istintivi come le migrazioni dei pettirossi o la costruzione degli alveari delle api dove il ragionamento è preceduto dall’istinto innato nella specie. Se statisticamente le intuizioni innate in una specie fossero sbagliate nella maggior parte dei casi, questa, probabilmente, si estinguerebbe in breve tempo.

Pierce spiegava il comportamento istintivo dell’uomo con queste parole:”…deriviamo spesso dall’osservazione forti indicazioni di verità, senza essere in grado di specificare quali circostanze dell’esperienza hanno convogliato quelle indicazioni…”, ancora sostenne che questi giudizi percettivi “…sono il risultato di un processo, benché di un processo non sufficientemente conscio da essere controllato o, per dirla meglio, non controllabile e quindi non pienamente conscio..” “..come un lampo di luce.”. Pierce dunque sosteneva che l’istinto, la prima impressione erano decisivi non solo per una indagine ma anche per la vita stessa di un individuo. Mi sento di sostenere che la prima impressione che abbiamo di qualcosa ci “azzecca” nel 70% dei casi che la vita ci propone: incontri con persone, viaggi che non ci sentiamo di affrontare ecc. ecc., ma attenzione non sto parlando di parapsicologia, l’istinto è qualcosa che abbiamo dentro già dalla nostra nascita, tutti, nessuno escluso chi più e chi meno. Ci confrontiamo con lui continuamente e, nonostante si tratti di una dote che ha in se una certa fallibilità ci conviene seguirlo quando una situazione lo richiede.

Per concludere, l’istinto è fondamentale per un detective. L’inizio di un’indagine potrebbe avere mille aspetti e l’istinto ci permette di cominciare scegliendo una tra queste innumerevoli vie possibili. E, anche se si tratta di una dote che ha in sé una certa fallibilità, saranno poi la cultura, l’intuizione e le capacità deduttive atte a ricostruire una storia (retroanalisi) che aiuteranno il detective a dimostrare a tutti che non si stava sbagliando.

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3 pensieri su “L’istinto

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