La mia pigrizia nello stare di fronte ad un PC è biblica, ma il mio continuo ricercare argomenti nuovi e pertinenti da proporre (ogni tanto) su questo blog lo è altrettanto.
Ho pensato molto all’importanza della memoria in un mondo ormai dominato sempre più da tecnologie che la sostituiscono ma, alla fine, ho reputato ESTREMAMENTE importante mantenere una buona memoria nel campo dell’investigazione. Non che ci volesse molto a capirlo, lo ammetto, ma il dubbio su quanto mantenerla allenata mi era sorto. Il perché del dubbio è strettamente collegato alla possibilità che tutti oggi abbiamo,anche tramite un semplice cellulare, di avere accesso ad una pressoché infinita mole di dati da usufruire senza doverci spremere troppo le meningi. Beh, dopo avere tergiversato sui pro e i contro, oggi i dubbi me li sono tolti e sono convinto che gli stessi cellulari e i nostri pc non fanno le ricerche in proprio ma necessitano sempre di qualcuno che gli dica cosa cercare. Capisco che possa sembrare una banalità ma non lo è. Deleghiamo sempre più spesso alle tecnologie (addirittura i compleanni ce li ricorda Facebook!) piccole e grandi cose ad esse senza fare nessuno sforzo per arrivarci da soli. Ebbene fare questo piccolo sforzo che ci risparmiano le tecnologie è più importante di quello che si crede per chi intende utilizzare l’investigazione nel migliore dei modi.
Avrò modo di spiegare meglio questi aspetti con altri post. Per il momento mi limito a consigliare a tutti la lettura di un libro che illustra quali sono i problemi che si devono affrontare nell’analisi di una testimonianza. Si perché nell’investigazione ci si occupa anche della memoria altrui e questo affascinante libro ne illustra tutte le problematiche e i misteri che ancora avvolgono questo strumento di cui siamo tutti dotati (patologie escluse!). Il libro in questione che vedete nell’illustrazione principale è scritto da Giuliana Mazzoni, insegnante di psicologia nella Seton Hall University (New Jersey), in questo libro, sulla base delle sue esperienze di ricercatrice e dalla collaborazione con le istituzioni giudiziarie, ci spiega come si può “mentire” anche non sapendo di mentire.
Un libro che offre veramente molto dal prezzo contenuto che vi consiglio caldamente.
Tratto dalla quarta di copertina:
“La nostra memoria non è mai una fotografia esatta di quanto è accaduto, ma una ricostruzione che può essere influenzata dalle nostre conoscenze, dal contesto, dalla volontà di compiacere chi ci interroga, dal modo con cui sono poste le domande, dall’autorevolezza di chi le fa, per non parlare dei metodi coercitivi della polizia o dalla menzogna vera e propria.”
Nel prossimo articolo proporrò un divertentissimo gioco che consente un buon allenamento per quella che viene chiamata “memoria a breve termine”.
A presto!
Giorgio