Il sogno dell’investigatore

“Tre sono le qualità necessarie al detective ideale, capacità di osservazione, deduzione e conoscenza”

Questa volta voglio cominciare con un video

Chiunque sia appassionato di investigazione prima o poi ha sognato di avere le capacità  di osservazione e deduzione sovrumane che Sherlock Holmes sciorina spesso durante le sue avventure. Nel caso del video un particolare sbagliato fa finire male l’incontro, ma, comunque, ci troviamo di fronte a qualità sovrumane che nemmeno il mentalismo migliore possiede (credo). Ma è possibile arrivare a dedurre tante cose tramite la sola osservazione?

A cardine del metodo investigativo di Holmes c’è una certa diversità tra l’osservazione dei particolari e la deduzione. Si tratta di due aspetti distinti, poiché l’osservazione ci fornisce alcune conclusioni preliminari, ma solo la conoscenza di determinati aspetti, soprattutto culturali, possono condurci a trarre delle deduzioni che possiamo ritenere definitive. Questo metodo logico-scientifico deriva direttamente da quello del dottor Joseph Bell, insegnante del creatore di Sherlock Holmes, sir Arthur Conan Doyle, che nella diagnosi medica propugnava prima l’attenta osservazione dei dettagli, poi la conclusione basata sulla raccolta di prove inoppugnabili.
 La pratica medica di oggi ha affidato questa grande dote a strumenti diagnostici sempre più precisi ma che hanno raffreddato i rapporti tra paziente e medico. In molte università, oggi, si cerca infatti di riuscire ad instillare nuovamente nei neo dottorandi queste capacità importanti per la loro professione che stanno per andare perdute.

Come sostiene Sherlock Holmes, guardare e osservare sono due attività nettamente distinte: nella prima possono eccellere tutti, in quanto non richiede alcuna capacità particolare. Osservare, invece, richiede l’abilità di saper cogliere i particolari e può essere affinata solo con l’abitudine e l’esercizio. Abilità sicuramente esercitabile. (vedi la categoria “giochi di osservazione“)

Ma insieme al “sapere osservare” un po di psicologia non guasta. Ritengo veritiero sostenere che ogni oggetto ci trasmette qualcosa della persona a cui appartiene o è appartenuto. Purtroppo però, e parlo esperienza personale le cose non sono così semplici come si raccontano. Per fare un banale esempio fingiamo di osservare in una abitazione una serie di quadri impressionisti. Ci verrebbe da pensare che: se i quadri sono originali il possessore è molto ricco; è un cultore d’arte; c’è odore di acquaragia avvicinandoci ai quadri? potremmo pensare che li fa lui: un falsario?; potrebbe averli ereditati e non conoscerne il valore, ecc. Insomma chi più ne ha più ne metta. Qualcuna delle nostre affermazioni potrebbe essere vera ma la certezza la otterremmo soltanto domandando al proprietario. Riguardo ad oggetti più personali, appartenenti o appartenuti al nostro interlocutore saremmo in grado di dire qualcosa su questi oggetti? Forse alla presenza di un solo oggetto potremmo fare solo delle disquisizioni (una collezione di accendini o di teiere al contrario potrebbe dire molto di più) probabilmente errate…potremmo notare nel caso di un accendino cosa ad esempio? L’usura potrebbe dirci che il possessore fuma (molto probabilmente) più o meno da quanto tempo e, conoscendo la marca e la sua uscita sui mercati, stabilire con complesse elucubrazioni l’età approssimativa del possessore…..nel caso si trattasse di un accendino Bic ahi ahi ahi… Stesso dicasi degli abiti…mi sono ingannato più volte. Esiste, però, un “oggetto” che dice immediatamente molto sul suo /a proprietario/a: sto parlando della sua auto. Immediatamente osservando marca e modello, possiamo immaginare senza timore, la sua condizione economica e a volte lo stesso sesso ( le Smart ad esempio hanno quasi prevalentemente un pubblico femminile di condizione sociale medio/alta ma non sempre). Il modo in cui viene tenuta l’auto ( sto ancora parlando dell’esterno) ci può dire qualcosa di più sul suo proprietario, ad esempio un auto molto sporca e piena di moscerini mi farebbe pensare a qualcuno che viaggia molto in autostrada e che avendo poco tempo per lavarla o o essendo impossibilitato finanziariamente ad usare un autolavaggio è un operaio che abita ad una certa distanza dal luogo di lavoro o potrebbe trattarsi di un rappresentante di piccoli elettrodomestici non troppo bravo (sto solo facendo delle osservazioni naturalmente che non hanno nessun riferimento)..pure supposizioni. E l’interno? L’interno di un auto è paragonabile ad una piccola abitazione. Anzi, secondo me rispecchia ancora di più le caratteristiche del proprietario essendo, l’auto, svincolata da quelle conformità a cui la casa ci spinge ad avere (ad esempio la casa spesso potrebbe essere pulita all’occorrenza aspettando ospiti). Gli oggetti al suo interno parlano ancora molto…la pulizia, i tappetini, i copri sedili, ecc. Ma penso che abbiate capito benissimo: un’auto ha molto da dire a chi sa ascoltarla. Ripeto: sono pure supposizioni che a volte non trovano conferma, ma si tratta di un ottimo esercizio da tenere presente quando non siamo in compagnia dei nostri cari giochi investigativi

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2 pensieri su “Il sogno dell’investigatore

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