Kaleidos

“I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”

Wittgenstein

Eccomi a presentarvi un gioco molto bello e divertente, che mette in campo le nostre capacità di osservazione in maniera differente da Colpo d’occhio dove veniva privilegiato l’aspetto mnemonico delle nostre osservazioni. In questo post verranno invece messe in evidenza come le nostre osservazioni siano, in parte, legate alla nostra cultura pregressa e dunque al nostro linguaggio.

Kaleidos, oggi in una bellissima edizione da Oliphante (io possiedo la vecchia edizione Editrice Giochi), è un divertente party game che mette alla prova i giocatori nel ricercare nelle immagini del gioco oggetti o altro fornendo ad essi la lettera iniziale. Ad esempio la C= Casa, Cesta, Collo, Cervo, ecc. Gli oggetti naturalmente devono trovarsi all’interno delle immagini della scheda scelta. Una uguale per ogni giocatore o gruppo. Le immagini sono un guazzabuglio di cose, animali, simboli e chi più ne ha più ne metta, come quella che vedete qui di seguito.kaleidos-immagine

Il gioco è in effetti molto semplice ma ci mette di fronte ai limiti delle nostre capacità linguistiche associate all’osservazione. Un esempio stupido potrebbe essere un Totem indiano. Qualcuno (spero nessuno) potrebbe non essere in grado di conoscere i totem degli indiani d’America (perché no?). Oppure se tra le immagini ci fosse un particolare strumento da dentisti di cui non conosciamo il nome sarebbe impossibile identificarlo con precisione (dentisti in gioco esclusi naturalmente!). Ebbene per i giocatori quelle immagini è come se non esistessero! In realtà si vedono ma non si hanno mezzi per poterli identificare e collocare con correttezza. Naturalmente nel gioco gli oggetti sono tutti facilmente riconoscibili, ma, per far capolino al discorso che facevo prima esiste di questo gioco anche una versione Junior, questo per sottolineare che la visione di un bimbo è forse anche più acuta della nostra ma che l’identificazione di oggetti passa soprattutto attraverso il nostro vissuto e la nostra cultura. Insomma l’organo di senso più utile ad un investigatore non è sufficiente se si basa esclusivamente sulle buone diottrie. L’indagine è soprattutto raccolta di dati e questa raccolta è strettamente legata alle capacità osservative e culturali dell’investigatore. Più il suo campo culturale si allarga più la stessa visione è come se ne traesse beneficio.

Vedere dunque non corrisponde necessariamente a conoscere. Noi tutti vediamo/riconosciamo il mondo che ci circonda ma, a domande specifiche su di esso, possiamo incontrare delle difficoltà nel dare risposte adeguate.

Kaleidos, divertendo, fornisce un parallelo con gli studi dei dettagli artistici del Morelli , un attento analista che con il suo metodo d’indagine dedicato ai dettagli (occhi, orecchie, nasi, dita, etc.) delle opere d’arte riuscì a rivelare la mano particolare di un artista rispetto a quella dei suoi imitatori.

Concludo augurandomi di essere stato abbastanza chiaro su questo argomento ma di una cosa sono sicuro: se volete affinare le vostre doti di osservatori vi consiglio l’acquisto di una copia di questo bellissimo gioco e di divertirvi (ed imparare) in buona compagnia.

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