Toccandosi i “Cabasisi” come dice Montalbano tocchiamo un’argomento che a volte lascia sgomenti. Come è possibile dedicarsi ad una grande mangiata tra parenti e amici per commemorare la morte di qualcuno? Ebbene questa usanza, anche se oggi si è ridotta ad offrire a chi porta le condoglianze un caffè o un bicchierino era, fino a non molto tempo fa soprattutto nel meridione d’Italia, ancora molto in uso. Personalmente ho partecipato a più di uno di questi banchetti in onore dei defunti. Le motivazioni dei banchetti funebri sono diverse e complesse: onorare i morti, propiziarseli, confortarli con cibarie nel loro viaggio nell’aldilà, garantire loro l’immortalità facendoli partecipi del naturale ciclo vita – morte – vita, ecc. Probabilmente i più conosciuti culti in cui si usava mettere del cibo all’interno della tomba del defunto sono quelli dell’ antico Egitto ma in realtà questa usanza è diffusa in pratica in tutte le culture. Nell’antica Grecia e a Roma, ad esempio, era diffusa la convinzione che il morto continuasse a vivere nel suo sepolcro fino al disfacimento del corpo e, dopo, continuasse la sua esistenza nell’Ade. Dunque l’introduzione di cibi nella tomba o il banchettare su di essa serviva ad unirsi simbolicamente al trapassato nell’atto del mangiare che è un inno alla prosecuzione della vita. In numerosi cimiteri di epoca romana, nelle tombe si trovavano nicchie dove depositare vivande per i morti e accanto ad esse, mense su cui banchettare. Uno di questi culti è ancora più sconvolgente e si trova nella necropoli di Tarragona in Spagna. Molte di queste tombe sono ricoperte da una lastra di marmo forata ed in una è stato rinvenuto un tubo di argilla che terminava nella bocca del defunto. Spesso, oltre ai banchetti, si accompagnavano danze e sfrenatezze sessuali, un costume continuato fino ai tempi della prima era cristiana quando ne fu proibita la pratica a causa degli eccessi a cui dava luogo. Molti conoscono la festa dei morti, in Messico che a differenza dell’ Italia, questo giorno non è un giorno di tristezza, riflessione e ricordo, ma è invece il giorno ideale per far festa e ricordare con gioia i propri cari. Il Dia de Los Muertos è il giorno, secondo la tradizione messicana, è il giorno in cui i morti tornano a trovare parenti e amici e quindi non bisogna farsi trovare impreparati. Su degli altari, soprannominati ofrendas, a casa o dinanzi alla tomba, viene posto del buon cibo a base di carne e fagioli, delle offerte e dei ricordi del defunto.

Le abitazioni rimangono aperte per permettere a tutti di rendere omaggio ai defunti. Addirittura c’è chi lascia dinanzi all’ingresso del cibo, bevande ed un cuscino in modo da consentire all’anima dei propri cari di rifocillarsi e riposarsi. Anche in Italia, e più precisamente in Sicilia e in Lucania, nei tre giorni successivi al decesso si lasciava la porta di casa aperta e, sulla soglia, si metteva cibo e acqua per consentire allo scomparso di sfamarsi. Nell’antico Egitto l’usanza di depositare cibo nelle tombe ha delle affinità con quella etrusca. All’interno dei sepolcri si trovavano anche false porte per impedire che i defunti trovassero la via per uscire. Il cibo nella tomba serviva dunque ad evitare che il morto sentisse nostalgia del mondo esterno ed ad evitare che gli venisse la tentazione di uscire.
Quasi tutte le culture hanno dunque un culto simile che è giunto fino a noi con tutte le sue dovute variazioni, ma il perché e il come si sia sviluppato in maniera simile anche tra culture che non hanno mai avuto contatti tra di loro non ci è dato saperlo.
Articolo molto interessante!!!☺☺
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Grazie dell’apprezzamento Giacomo!
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