La dieta dell’Olimpo

Inauguro con questo post una nuova categoria, quella dei misteri della cucina e del cibo. Dopo una buona documentazione posso confermarvi che argomentando di cucina ci si può imbattere in misteri e curiosità non da poco. E gli investigatori quando si tratta di misteri ci si buttano dentro fino al collo. Dunque cominciamo dalle libagioni divine.

Sul monte Olimpo gli dei godevano dell’immortalità ma, quasi dovessero venire puniti per questo, avevano una dieta esasperatamente monotona composta, in pratica, soltanto di nettare e ambrosia. Non è molto chiaro tuttora tra i ricercatori se si trattava di cibo o di bevande, è molto probabile che si trattasse di entrambe le cose. Sembra comunque che doveva trattarsi della sostanza che manteneva la loro immortalità, poiché nelle loro vene non scorreva sangue ma bensì una linfa incolore detta “icore”.

Tantalo, secondo una versione dei miti che lo riguardano, venne punito dagli dèi per aver sottratto alla loro mensa il nettare e l’ambrosia per donarli agli uomini. Per aver compiuto questa e altre offese agli dèi, Tantalo era stato umiliato da questi e deriso dai suoi stessi figli, perciò decise di vendicarsi. Prese dei ragazzi e li fece uccidere (alcune versioni dicono che si trattassero dei figli di Tantalo, altri che fossero invece dei servi), facendone poi cucinare le carni, ed invitò gli dei alla sua mensa convinto che i suoi ospiti non avrebbero mai subodorato un simile abominio e che avrebbero mangiato carne umana. Tuttavia, quando i piatti vennero scoperti, gli dèi capirono immediatamente cosa Tantalo aveva fatto: furioso per un simile oltraggio e per l’immensa crudeltà del suo anfitrione, Zeus lo fulminò all’istante, uccidendolo e scagliandolo nell’Ade, facendo poi riportare in vita le vittime della sua follia. Questo è uno dei problemi che possono insorgere quando una cena o un pranzo non sono graditi agli ospiti.

In cosa consistessero esattamente l’ambrosia e in nettare non lo sappiamo. In Europa l’ambra, da cui potrebbe derivare il termine ambrosia, ha il colore del miele ed era già un dono tombale nell’era del Neolitico e, nell’Iliade, Apollo lavò il sangue rappreso dal cadavere di Sarpedonte e lo unse con l’ambrosia, preparandolo così al suo ritorno nella nativa Licia. Si trattava dunque di una sostanza che era abbinata al divino fin dall’alba dell’uomo ma cosa la facesse ritenere tale non è dato ancora saperlo. Forse i greci immaginavano che l’ambrosia fosse una specie di miele e il nettare una bevanda alcolica aromatizzata derivata dal miele stesso come ad esempio l’idromele, ed in questo caso il loro potere di conferire immortalità sarebbe da attribuire al potere curativo e purificante del miele stesso, il quale è infatti asettico e antibiotico. Alcuni studiosi ritengono che nel nettare e nell’ambrosia ci fosse qualche sostanza che permetteva il raggiungimento dell’estasi mistica. In tal caso si sarebbe trattato di qualche allucinogeno derivato da particolari funghi o piante. Una dieta monotona come dicevamo all’inizio ma se non altro meno disgustosa di quella, altrettanto monotona, seguita dalle divinità degli inferi che si saziavano soltanto con il sangue che arrivava dai sacrifici destinati a loro.

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3 pensieri su “La dieta dell’Olimpo

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