La cottura del cibo

L’argomento di questo post, interessante da proporre a tavola tra amici, tratta uno dei tanti misteri che riguardano la paleoantropologia culturale: il come e il perché i nostri antenati iniziarono a cuocere il cibo e le sue incredibili conseguenze. Non è necessario essere dei grandi investigatori per capire che la cottura del cibo è posteriore alla domesticazione del fuoco cosa non del tutto chiara anche se documentata in tutti i continenti con datazioni diverse che vanno da 1,5 milioni di anni fa in Africa fino ai più recenti reperti in Cina datati tra i 450.000 – 250.000 anni fa. Il fuoco, mezzo di protezione dal freddo e dagli animali rappresentò anche un elemento di suggestione e di coesione per la famiglia e il gruppo umano. Intorno al fuoco si svilupparono, oltre alla cottura del cibo, i vincoli sociali, si svilupparono i miti e simboli di ordine spirituale e religioso. Trovo molto bello che, tutto sommato, ciò succeda ancora oggi nella convivialità delle nostre cucine e sale da pranzo. Ma tornando all’argomento che dà il titolo al post possiamo fare solo delle congetture riguardanti le origini della cottura. Si tratta di una grande conquista per l’umanità alla quale si è giunti quasi certamente per caso: verdure dimenticate vicino alle braci o un pezzo di carne caduto accidentalmente nel fuoco e recuperato più tardi fanno scoprire nuovi e più gradevoli sapori e, nel caso della carne, una migliore digeribilità e facilità di masticazione cosa che, probabilmente, consentì un assottigliamento nel tempo della mandibola offrendo possibilità maggiori anche alla nascita di un linguaggio più articolato. Dalla casualità della scoperta ad una vera e propria pratica della cucina il passo è breve ed è probabilmente proprio in questa prima fase di formazione della cultura che si consolidò il processo più importante per l’uomo oggi chiamato “rivoluzione cognitiva”. Il cervello cresce e diventa una macchina potente per disegnare simboli,  descrivere o definire l’impercettibile; il cibo è passato dall’essere il risultato di mero istinto di sopravvivenza, come in tutti gli animali, a un rito autentico dove il cibo cotto voleva significare idee molto diverse circa il cucinare del cibo crudo e dove divorare un essere umano nella pratica del cannibalismo poteva  essere un supremo atto di pietà, così come lo era il seppellimento dei morti. Il “cucinare” diventa, quindi, per le società di cacciatori, un rito sociale, reso necessario dove i commensali potevano rendere omaggio o chiedere perdono agli animali ingeriti. In ogni caso, in questo periodo della preistoria erano in atto una serie di cambiamenti legati al cibo, all’anatomia, al linguaggio all’ uso del fuoco e all’ organizzazione sociale e tutto ciò è quello che noi chiamiamo “umanizzazione”; gli esseri umani hanno creato la cucina e la cucina ha prodotto noi. Queste, però, sono cose del passato che forse non sapremo mai, ma sappiamo come questi adattamenti e acquisizioni culinarie abbiano condizionato la nostra evoluzione.

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3 pensieri su “La cottura del cibo

    1. Grazie Paola dell’interesse. Si tratta ovviamente di articoli ristretti dati gli argomenti (ad esempio qui manca la parte dedicata alla bollitura che è ancora più misteriosa..), però devo dire che passare al setaccio gli argomenti “cibo, cucina” con la lente dell’investigazione si traggono non poche soddisfazioni soprattutto dopo commenti come il tuo..una bacione. Gadmin

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  1. Grazie Paola dell’interesse. Si tratta ovviamente di articoli ristretti dati gli argomenti (ad esempio qui manca la parte dedicata alla bollitura che è ancora più misteriosa..), però devo dire che passare al setaccio gli argomenti “cibo, cucina” con la lente dell’investigazione si traggono non poche soddisfazioni soprattutto dopo commenti come il tuo..una bacione. Gadmin

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