Masterchef

“Esistono persone, poche, che se gli raccontate un fatto, sono in grado di ricostruire mentalmente le circostanze che lo hanno provocato. A questa capacità alludo quando parlo di ragionamento regressivo e analitico”

Sherlock Holmes: “Uno studio in rosso”

Questo non è evidentemente un gioco di investigazione…farò quindi uno sforzo per mettercela dentro come vedrete…comunque, anche se non si tratta di un gioco investigativo, è un gioco che in famiglia ha divertito molto e dunque mi piace parlarne, d’altronde siamo un sito dedicato in particolare alla cucina nei suoi molteplici aspetti e, quello ludico, non mi sembra certo il caso di trascurarlo.

In questo gioco edito da Clementoni, i giocatori si cimentano nelle prove culinarie del fortunato TV-Show, dando vita a ricette buffe e sottoponendosi al severo giudizio degli avversari. In pratica vengono distribuite delle carte con i più svariati alimenti e con questi dobbiamo inventarci dei piatti che descriveremo a mo di ricetta agli altri partecipanti. Tramite un voto segreto al quale partecipano tutti, si eleggerà ad ogni prova la ricetta che ha convinto di più assegnando i punteggi sia negativi che positivi ai giocatori. La prova finale è quella che richiama un aspetto “investigativo”. Si tratta, in pratica, di prendere una carta con un bellissimo piatto tra quelli cucinati nella famosa trasmissione e, osservando l’immagine, determinare gli ingredienti che lo compongono.
Non vi ricorda niente? Non vi ricorda la scena del crimine dove gli inquirenti cercano elementi in una determinata area per risalire al colpevole e alle dinamiche del delitto?
L’investigazione, di solito, ha il compito di ricostruire un evento già accaduto, in questo caso dobbiamo ricostruire una ricetta.

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una ricetta da ricostruire solo osservandola

Si analizza il passato; si guardano i fotogrammi finali di un film per ricostruirne la trama sconosciuta. Questo per il crimine, per l’archeologia, la storia dell’arte, le cause di una epidemia o…gli ingredienti di una ricetta.
Personalmente non mi sono mai trovato ad osservare una scena del crimine o uno scavo archeologico, ma conosco il parallelo tra i due: ogni contatto fisico esterno all’accaduto deve essere estremamente limitato, pena il rischio di avere indizi contraffatti dai quali si ricaveranno teorie falsate. Ora, obiettivamente, l’osservazione della foto di una ricetta o la sua analisi dal “vero” non credo che comporti gli stessi problemi analitici di un omicidio o di uno scavo in Egitto, problemi a parte, però, il nostro cervello lavora sempre in maniera analoga quando compie questo tipo di operazioni mentali. Tra realtà e gioco non ci sono grosse differenze di metodo. Ma ci sono differenze tra i giochi: mentre per i giochi a base di domande e risposte non succedono cose che nella vita reale incontriamo frequentemente come mentire, essere all’oscuro dei fatti, non ricordare con precisione ecc. Se accadono, nel gioco sono contemplate dal regolamento (bluffare) e ci è garantito, a fine gioco capire chi mentiva e chi no. Dunque di massima le risposte nei giochi sono quasi sempre sincere e comunque anche dove si mente c’è pertinenza con il gioco. Per l’osservazione questa differenza non esiste. Nel gioco, come nella realtà abbiamo la certezza che qualcosa da osservare e da cui trarre indizi c’è sempre; nella realtà la mancanza stessa di indizi può essere da considerata una traccia anch’essa.

Vedi anche: Giochi di osservazioneGiochi di domande e risposte

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